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Kissinger, il grande burattinaio
Lo scrittore statunitense Christopher Hitchens nel suo The Trial of Henry Kissinger attacca duramente l'ex segretario di stato. Sarebbe lui il regista occulto delle grandi dittature del secondo dopo guerra.
di Pietro Del Soldà


Kissinger

Dall'Indonesia all'Argentina, dalla Grecia al Cile, i dittatori che hanno insanguinato il secondo dopoguerra sono oggi in carcere o in attesa di giudizio. Solo un uomo, che delle loro trame è stato il regista occulto, è rimasto sino ad oggi impunito: Henry Kissinger.
Con questa provocatoria tesi, accende il dibattito l'uscita negli USA, per l'editore Verso, del libro The Trial of Henry Kissinger del giornalista statunitense Christopher Hitchens. Scrittore formatosi a Londra al fianco di Salman Rushdie e oggi Columnist di The Nation, Vanity Fair e The London Review of Books, Hitchens solleva contro l'ex segretario di stato e Nobel per la Pace accuse vecchie e nuove, basate su testimonianze dirette ma anche sull'acquisizione di dati e documenti su cui da poco è stato tolto il sigillo. E la critica si divide: il britannico Guardian ha pubblicato in esclusiva alcune estratti del libro presentandolo come un testo "esplosivo", mentre lo Washington Post lo liquida come opera di riciclaggio di vecchie accuse.

Il secolo ventesimo si è chiuso, ricorda Hitchens nell'anticipazione del suo testo pubblicata da Harper's Magazine, con l'apertura di nuove prospettive di sviluppo per il diritto internazionale: eventi quali il pronunciamento della Camera dei Lords britannica circa la rilevanza internazionale dei crimini commessi da Pinochet, che si aggiunge all'operato della magistratura spagnola, hanno finalmente avviato un processo di rimozione dello scudo d'impunità che per decenni ha protetto i crimini commessi dietro la giustificazione della raison d'etat.
Ma quali sono le accuse mosse da Hitchens? Tralasciando le note azioni commesse da Kissinger in nome di una "vergognosa" realpolitik, come il tradimento dei Kurdi oppositori di Saddam Hussein, incoraggiati ad armarsi contro il tiranno nel 1972-75 e quindi abbandonati allo sterminio quando Saddam strinse un patto diplomatico con lo Scià iraniano, Hitchens riporta alla luce solo quelle gesta di Kissinger che possano valere per accusarlo di crimini di guerra o per crimini contro l'umanità.

VIETNAM; CAMBOGIA E LAOS. Alla guida della diplomazia americana come capo del National Security Council dal 1969 al 1975 e come segretario di Stato dal 1973 al 1977, Kissinger fu al centro dei principali conflitti mondiali, primo fra tutti quello indocinese, macchiandosi, accusa Hitchens, di responsabilità "diretta" nello sterminio delle popolazioni civili di Vietnam, Cambogia e Laos. Riportando alla luce un segreto noto e pur circondato ancora dal silenzio dei media, Hitchens ricorda il ruolo di Kissinger, da poco al fianco del futuro presidente Nixon, nel "sabotaggio" dei negoziati che nel 1968 i democratici di Lyndon Johnson conducevano per la pace in Vietnam. Promettendo invano ai capi militari sudvietnamiti migliori condizioni per trattare con un futuro governo repubblicano guidato da Nixon, Kissinger, sostiene Hitchens, è responsabile per le migliaia di vittime provocate dal protrarsi del conflitto. Durante la guerra aerea che gli USA condussero nei cieli del Laos, i B52 e gli altri velivoli americani sganciarono più bombe di quante ne caddero sull'intera Europa durante la seconda guerra mondiale. Il 30 per cento di quelle bombe rimase inesploso, minacciando ancor'oggi, dopo quasi trent'anni, l'inerme popolazione laotiana. Di quei bombardamenti e di quella "semina" di cui non si è ancora terminato il macabro "raccolto", la principale responsabilità va ascritta a Henry Kissinger, che, come documentano le testimonianze raccolte da Hitchens, non era affatto inconsapevole delle conseguenze di quei bombardamenti sui civili. Kissinger, è la tesi di Hitchens, è quindi colpevole di flagranti violazioni della Convenzione di Ginevra sulla Protezione dei Civili, che proibisce punizioni collettive e rappresaglie contro civili.

CIPRO. Spostandosi "a volo d'uccello" sulla mappa di un mondo avvolto dalle trame segrete di Kissinger, Hitchens invita a soffermarsi su Cipro, l'isola contesa tra greci e turchi nel cuore del Mediterraneo, a cui già aveva dedicato il libro-accusa "Hostage to History: from Ottomans to Henry Kissinger". Nel 1974, in risposta al sollevamento contro il presidente cipriota e vescovo ortodosso Makarios, il governo turco invase l'isola.
Conseguenze dell'invasione furono l'espulsione di 180.000 ciprioti greci dalla porzione d'isola occupata dai turchi e la "sparizione" di altri 1500. All'epoca segretario di stato, Kissinger diede l'approvazione statunitense al governo turco, alleato e "cliente" degli USA. Così facendo, accusa Hitchens, si macchiò di un crimine contro l'umanità.
Ma sono senz'altro i documenti e memorandum declassificati negli ultimi due anni, relativi al coinvolgimento di Kissinger nella preparazione del colpo di stato in Cile e nella strategia di assassinii e violenze perpetrata dalla giunta militare di Pinochet, che forniscono elementi nuovi al lettore per rileggere la storia degli ultimi trent'anni.

CILE. Nelle elezioni presidenziali che si tennero in Cile nel settembre del 1970, il candidato della sinistra, Salvador Allende, vinse l'elezioni con un margine che, se pur ridotto, gli avrebbe consentito di giurare come Presidente nel mese di novembre.
Henry Kissinger, già uomo di punta nella diplomazia della Presidenza Nixon, assecondando i timori di importanti investitori americani, stabilì che Allende non doveva diventare Presidente.
Non riconoscendo ad un popolo "irresponsabile" il diritto di "scegliere il cammino verso il comunismo", decise una strategia di destabilizzazione che avrebbe dovuto "mandare in tilt l'economia cilena". Gli alleati nel piano che doveva impedire ad Allende di divenire Presidente non potevano essere che le forze armate cilene, le quali però erano allora guidate dal generale René Schneider, contrario ad ogni coinvolgimento dei militari nelle vicende elettorali del Cile.
Sotto la regia di Kissinger, provano i documenti riportati da Hitchens, la CIA stabilì contatti con alcuni gruppi estremisti in seno alle forze militari, che sfociarono nell'uccisione del generale Schneider. Ciò non impedì ad Allende di divenire Presidente, andando però incontro ad un piano di destabilizzazione del suo potere predisposto a Washington che sarebbe culminato con il colpo di Stao del 1973, l'anno in cui Kissinger riceveva il Nobel per la Pace per il suo ruolo nei negoziati di pace in Vietnam.
Al "golpe" seguirono anni di assassini e sparizioni, i militari cileni si organizzarono, come noto, con le altre dittature sudamericane nella famigerata Operazione "antiterroristica" denominata "Condor". Le documentazioni da poco sottratte al segreto che le proteggeva, su cui si fonda l'atto d'accusa di Hitchens, sembrano inchiodare Kissinger alle pesantissime responsabilità che ebbe nello svolgersi degli eventi tragici che insanguinarono il Sudamerica.

Solo alla fine del 2000 l'Fbi ha ottenuto l'accesso alle carte che Kissinger donò alla Biblioteca del Congresso alla condizione che rimanessero sotto chiave fino a cinque anni dopo la sua morte, per far luce sull'omicidio dell'americano Karpen Moffitt, morto nell'attentato che assassinò a Washington, nel 1976, l'ambasciatore cileno in Usa Orlando Letelier. Tutto questo non sarebbe dunque, conclude Hitchens, che l'inizio di una nuova fase che potrebbe condurre l'opinione pubblica Usa a riconsiderare la propria storia recente

Pietro Del Soldà
per gentile concessione di il Nuovo 9 maggio 2001

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23 maggio 2001